Tuesday, November 29, 2011

Ma la ramazza giocattolo no!

Un sabato come tanti, in un supermercato come tanti. La fila, la noia, il caldo innaturale di novembre unito all'aria da acquario asciutto dei centri commerciali. L'occhio vaga verso la cassiera sfatta, la postura è impegnata a schermare una donna occhialuta e volgare che cerca con finta noncuranza di passarti avanti in coda, mentre il figlio obeso succhia un lecca lecca e tiene in braccio un'ingobrante ciccio bello in scatola. Che stranamente non gli somiglia.
   Poi la folgorazione: nel carrello davanti a me c'è una scatola azzurra con dentro un kit per le pulizie-giocattolo. Di marca. Vileda, quelli intelligenti che hanno fatto il mocio, che non ti devi bagnare le mani per strizzarlo. E ancora più furbi perchè hanno fatto il secchio, la scopa, lo scopettone. Tutto giocattolo.
   Guardo i padroni del carrello, hanno una bambina che vogliono tirare su facendola giocare a fare la serva. Niente di male contro chi fa la cameriera, lavoro pieno di merito, a Napoli si dice che "a' fatic' nun e' mai scuorno", cioè chi lavora non deve mai vergognarsi, la vergogna è oziare o rubare ed è giusto così.  Ma è innegabile che qualsiasi cameriera avrebbe preferito nella vita fare l'astronoma o la redattrice di moda, la scrittrice di gialli o anche l'impiegata alla posta. Fa la cameriera per necessità e perchè non ha avuto la possibilità di fare un'altra cosa. Ma almeno ha potuto sognarlo da piccola, è quello che i genitori dovrebbero voler fare in maniera naturale, permettere ai loro figli di sognare. E invece no, questi vogliono che giochi a ramazzare. scusate, ma non c'arrivo.

Friday, November 18, 2011

Il cimitero degli elenchi

   Una volta nelle case delle nonne avevano un posto speciale, riservato a loro, sempre lo stesso che così sapevi sempre, subito, dov'erano. Erano l'elenco del telefono e le pagine gialle: voluminosi, con le pagine di quella carta che sembra gia' vecchia anche se le sfogli per la prima volta. Ogni anno gli elenchi venivano gelosamente custoditi, consultati a più riprese, erano la fonte primaria di contatto con tutto il mondo esterno, cioé la tua città. L'elenco, poi, era una sorta di piccolo facebook in cui potevi cercare qualcuno, e lo trovavi, perchè c'erano proprio tutti, catalogati per ordine alfabetico e raggiungibili solo se erano a casa, accanto all'unificato bigrigio, uguale per tutti.
   Ogni anno, ad una certa data, arrivava l'omino della sip, prendeva in carico il vecchio elenco e le pagine gialle e ti consegnava le nuove che finivano sullo stesso scaffale, sempre a portata di mano. Spesso, da bambino, cercavo il numero di telefono della mia famiglia, mi dava un senso di sicurezza, un senso di presenza trovare noi stessi sull'elenco. E poi c'era lo stupore di scoprire che Milano e Roma, le due citta' più grandi, avevano addirittura un elenco doppio, un tomo dalla A alla L e un altro dalla M alla Z, ché i numeri erano davvero troppi.
   E l'avatielenco? Una finestra sul mondo con quel planisfero con i fusi orari e i prefissi internazionali di tutti i paesi, numeri vietatissimi perche' costosi, ma ammantati di fascino e mistero: chi ti avrebbe mai risposto in Sudafrica? Che lingua sconosciuta avresti sentito telefonando in India? E quel prefisso per chiamare l'America, 001, che ti dava il senso di un primato.
In questi giorni è venuto l'omino dell'elenco, non ha portato via il vecchio perchè non lo aveva quasi nessuno nel palazzo, i nuovi elenchi li ha lasciati fuori dalle porte di casa. E poche ore dopo sono finiti così.

Saturday, November 12, 2011

Lo spot dell'autodidatta


E vi assicuro che questo edicolante napoletano di Piazza del Gesù non ha mai frequentato un master in marketing e comunicazione.