Se avete visto Gomorra ce le avete presenti: sono quelle colate di cemento di forma vagamente piramidale che dovevano rappresentare la nuova frontiera dell'edilizia popolare nella mente di tale architetto Franz Di Salvo, palermitano, che, ricorda oggi Il Mattino, nel suo progetto iniziale "prevedeva la realizzazione di grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero potuto integrarsi e creare una nuova comunità, gettando le basi per un riscatto sociale".
Il sogno di Di Salvo si è realizzato: gli spacciatori hanno creato una grande comunità e, come accade in tutte le comunità, hanno emarginato chi non riesce a integrarsi, e cioé le famiglie che non si guadagnano il pane con l'eroina. Per loro la vita è da reclusi, chi non può trasferirsi striscia silenzioso per le scale, ignorando il supermarket della coca.
Qualche anno fa il Comune di Napoli, in un lampo di lucidità, decise di abbatterle, per rifare il quartiere, ammettendo gli errori del passato. Ne sono cadute due, altre cinque sono ancora là ed ora rischiano di restarci: il soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici di Napoli, Stefano Gizzi, ha infatti fatto partire le pratiche perchè diventino edifici vincolati, definendoli "di interesse culturale, soprattutto in relazione a quanto previsto dal codice dei Beni culturali in riferimento ai valori della storia, della cultura, della civiltà e della vita sociale".
Ora, dico io, nella mia ignoranza architettonica, s'intende, va bene il genio di Di Salvo, passi per i riferimenti a Kenzo Tange e Le Corbousier. Ma... cultura, civiltà e vita sociale?
1 comment:
eccolo qui, il bel paese!
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