E va bene, tocca arrenderci. Se avete una figlia che vuole fare la velina con quale coraggio ora le direte di no? Lei vi spiattellerà in faccia la foto della Canalis in prima fila alla notte degli Oscar, pronta a consolare il deluso George Clooney. E voi? Che potete dirle? Rischiate che fra un po' abbia una fotogallery con la Corvaglia alla serata dei Nobel e la Melissa Satta tedofora alle Olimpiadi. Non c'è speranza.
Ma magari vi capita di avere culo e che vostra figlia voglia fare la regista. E già perchè ora ha un esempio da seguire, l'ottima Kathryn Bigelow che aveva già convinto negli anni da Blue Steel a quel capolavoro di Point Break fino a Strange Days e che ora con The Hurt Locker ha infranto, proprio alla mezzanotte dell'8 marzo, il tabù che aveva precluso l'Oscar per la miglior regia alle donne nelle precedenti 81 edizioni degli Oscar. Ad annunciarlo una emozionata Barbara Streisand che si è tradita subito, dicendo "The time has come" prima di pronunciare il nome della Bigelow.
Tra i pensierini da Oscar non manca un pizzico di delusione per i mancati premi a Tarantino, che almeno l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, già vinto con Pulp Fiction, l'avrebbe meritato ma si è consolato con la strameritata statuetta a Christoph Waltz miglior attore non protagonista finalmente vincente dopo le nomination rimaste tali per Samuel L. Jackson in Pulp Fiction e e Robert Foster in Jackie Brown.
Sullo schermo del Kodak Theatre è apparso pure Andreotti nella maschera di Toni Servillo ne Il Divo. Strano pensare che in una intera sala, per una volta, nessuno probabilmente avrà riconosciuto Andreotti. Anzi no, c'era la Canalis quindi... proprio nessuno l'ha riconosciuto.
Ultima citazione per Stephen Dorff, l'ex diacono Frost di Blade, che a soli 37 anni ha avuto un crollo estetico che mi ricorda quello di Andrè Agassi.
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